mercoledì 19 dicembre 2012

I compiti a casa


I compiti a casa rappresentano per bambini e ragazzi un naturale prolungamento dell’apprendimento iniziato in classe e vengono vissuti come un momento molto significativo nella vita di molte famiglie che in modo più o meno diretto vengono coinvolte nello studio dei loro figli.
I compiti perché risultino un elemento utile ai fini dell’apprendimento devono essere strettamente collegati a quanto proposto e visto insieme all’insegnante durante l’orario scolastico.
Lo studio a casa deve essere strutturato con semplici esercizi che vanno a consolidare procedure, memorizzare contenuti e integrare argomenti già visti assieme all’insegnate.

Gli effetti positivi dello studio svolto a casa si possono poi vedere:
  • a breve termine attraverso lo sviluppo di maggiori conoscenze, capacità critica e di espressione concettuale e di memorizzazione nell’applicazione di procedure ben precise;
  • a lungo termine attraverso lo sviluppo di abilità di organizzazione e gestione del proprio tempo, di autonomia nella risoluzione di problematiche, di sviluppo di strategie meta cognitive e di curiosità e desiderio di apprendere anche al di fuori dell’ambito scolastico.
Alcune ricerche evidenziano che il coinvolgimento dei genitori nello studio a casa ha effetti positivi sui risultati scolastici. 

Nell'immagine soprastante il padre sta semplicemente supervisionando il lavoro svolto dai figli, "monitoring", intervenendo unicamente quando i bambini lo richiedono.
Il miglior modo perché il genitore sia coinvolto, lasciando al tempo stesso al bambino lo sviluppo di un certo livello di autonomia, è quello del “monitoring” ovvero supervisionando le attività svolte dal figlio, gratificandolo quando il lavoro viene portato a termine e svolto correttamente, facendo risaltare l’impegno che ci ha messo e la buona volontà.
Bisogna fare attenzione perché non vi sia un eccessivo coinvolgimento della famiglia nello studio a casa perché ciò potrebbe portare allo sviluppo di tensioni e alla riduzione del numero di interazioni positive tra genitore e figlio. In modo particolare questo si può verificare quando il bambino presenta difficoltà di attenzione e concentrazione o veri e proprio disturbi dell’apprendimento; in tali casi capita spesso che il genitore si senta inadeguato e non opportunamente preparato per affiancare il figlio nello studio.
Un eccessivo coinvolgimento genitoriale potrebbe portare presentare effetti negativi sull’apprendimento e sullo sviluppo di autonomia e motivazione del bambino; è quindi consigliabile affiancare una figura esterna che aiuti il bambino ad affrontare lo studio a casa in modo da evitare tensioni inutili che il bambino poi si porta dentro fino alla messa a letto.

Durante lo studio pomeridiano è bene adottare tecniche di tipo non intrusivo, ovvero tecniche di tipo collaborativo nelle quali si condividono informazioni e si strutturano attività che consentono allo studente di apprendere; evitare quindi tecniche che vanno a limitare l’autonomia e che potrebbero limitare il suo spirito d’iniziativa e la fiducia nelle sue capacità.

L’adulto deve quindi saper riconoscere quando aiutare e sostenere il figlio nello studio incoraggiando un’attività autonoma con supervisione che va a ridurre l’aiuto superfluo e favorisce la motivazione intrinseca e l’autoregolazione.

1 commento: